di: Costa dei Trabocchi BIKE

CURIOSITÀ ARCHEOLOGICHE LUNGO LA RETE CICLABILE DEI TRABOCCHI

Fra vista mare e interno

Suggerimenti per una sosta, una visita, per approfondire la conoscenza del territorio. Fra le occasioni sulla costa e quelle verso l’interno - sempre viceversa - ecco le indicazioni per pedalare fra inaspettati luoghi di storia, con particolare riferimento alle curiosità archeologiche.

Il castello, il museo e i mulini

Il Castello e l'abitato di Crecchio (Foto di Alessandro Ricci)

Tra Francavilla al Mare e Ortona sul Percorso Zero all’altezza delle indicazioni per Canosa Sannita, verso l’interno dunque, la Via dei Mulini è occasione per pedalare lungo il corso dell’Arielli, circondati da vigneti e campagna, in direzione di Crecchio dove il possente Castello ospita il Museo dell'Abruzzo Bizantino ed Altomedievale.

Espone oggetti rinvenuti nelle campagne di scavo archeologico condotte dalla Soprintendenza Archeologica d'Abruzzo in collaborazione con l’Archeoclub Crecchio, in una villa romano-bizantina presso la località di Vassarella nel comune di Crecchio, tra il 1988 ed il 1991. In particolare raccoglie oggetti di uso quotidiano come scodelle, lucerne, anfore, ceramica detta “tipo Crecchio”, vasellame in bronzo e preziosi reperti in legno. Ad arricchire l’esposizione si aggiungono reperti provenienti da varie località dell’Abruzzo costiero, tra cui la tabula patronatus del 383 d.C., rinvenuta nei pressi di San Salvo (Chieti), che attesta il conferimento al nobile Aurelio Evagrio Onorio del patronato della città di Cluviae (Piano Laroma-Casoli). (Fonte: Museo dell'Abruzzo Bizantino ed Altomedievale)

Non da meno le tracce dei mulini a palmenti nella vallata sotto Crecchio, fra mole in pietra, ruote idrauliche e pale sotterranee. Qui le prime testimonianze dell’attività risalgono al 1406. 

Pedalando sulla Murata

Il tratto di ciclabile in zona Murata Bassa (Foto di alessandro Ricci)

All’altezza di San Vito Marina sempre lungo il Percorso Zero si incontra la piccola area archeologica di Murata bassa (Foto di copertina). Qui gli scavi condotti dal 1991 al 1995 dalla Soprintendenza Archeologica dell’Abruzzo hanno messo in luce un complesso di strutture e stratigrafie riferibili ad un arco cronologico che va dal I sec. a. C. all’alto Medioevo. Il luogo può essere anche occasione per una sosta. Qui le strutture più antiche (I sec. a.C. - I sec. d.C.) sembrano delimitare due ambienti con portico verso il mare, probabilmente un vicus connesso all’esistenza di un piccolo approdo. L’impianto viene poi trasformato in officina specializzata nella produzione di lucerne, attraverso la realizzazione di una fornace e di ambienti utili alle diverse fasi di lavorazione dell’argilla.

L’attività era facilitata dalla presenza di giacimenti d’argilla e del torrente Feltrino. Più in là nel tempo le comunità fuggite dall’interno a seguito dell’avanzata longobarda tornano ad abitare il complesso alla fine del V secolo. Nel periodo bizantino il sito doveva essere un punto strategico per il controllo della costa frentana, fungendo da approdo di collegamento sotto costa per piccole imbarcazioni (Fonte: Comune di San Vito Chietino). Di fronte al sito archeologico ci sono gli spazi dell’ex Ferrovia, con interventi interessanti di murales.
 

La casetta dei romani

La spiaggia di Casalbordino Lido (Foto di Alessandro Ricci)

Dopo Le Morge, a Caslbordino Lido prima dell’ingresso nel sentiero natura che porta verso Punta Aderci, c’è un tratto di spiaggia con le dune, caratterizzato anche dalla presenza di cippi celebrativi della Transumanza. Qui c’è una struttura privata con un cartello vista mare che indica “Sito archeologico Casette Santini”. Si può chiedere ai gestori di aprire la porta per curiosare in quella che è testimonianza di una struttura di epoca romana.

Che la forza sia con te

Punta Aderci (Foto di Alessandro RIcci)

“Un luogo come il promontorio da cui prende il nome la Riserva non poteva non scatenare la fervida fantasia degli antichi abitanti di questi territori, portandoli a consacrare al dio delle forze naturali un luogo dove il territorio si mostra in tutte le sue componenti naturali: il mare, la campagna, i boschi, i pascoli e la Majella, la grande madre che all'orizzonte delimita il tutto con la sua possente e dolce mole. I Frentani ed i Sanniti lo chiamavano Herkle e da Herkle deriva Erce, il nome usato nella cartografia storica e nella parlata locale. Nelle moderne mappe dell'Istituto Geografico Militare (IGM), il promontorio invece denominato "Aderci" per la tendenza ad "italianizzare" i toponimi da parte dei topografi militari, da qui il nome della Riserva” (Fonte: Puntaderci.it). Ed eccoci a Punta Aderci, nel segno di Ercole. All’interno c’è Monteodorisio, con il castello oggi sede del Museo Archeologico del Vastese. Qui passa il percorso 9 Valle del Sinello.

Museo dal 1846

Vista del Palazzo d'Avalos a Vasto (Foto: Pagina Fb Palazzo d'Avalos - Meraviglia d'Abruzzo)

A Vasto c’è il Museo archeologico di Palazzo d’Avalos, uno dei più antichi musei archeologici d’Abruzzo, fondato nel 1849 come Gabinetto Archeologico Comunale di Vasto, con manufatti messi a disposizione dai cittadini e ampliato con i reperti raccolti dallo storico direttore Luigi Marchesani nel corso di rinvenimenti in città e nel territorio.

Conserva reperti archeologici che testimoniano fasi storiche dall’età del ferro al periodo frentano (dal IX al III sec a.C.), dalla fondazione e sviluppo della città romana di Histonium all’Altomedioevo. In esposizione anche un rocchio di colonna (un blocco in pietra che compone l’intera colonna) riferibile al porto romano di Vasto i cui resti sono visibili nel tratto di mare tra Trave e Casarza, rinvenuto nel 2019 nei pressi del monumento alla bagnante e recuperato grazie alla collaborazione della Protezione Civile, nonché un’anfora romana, utilizzata nell’antichità per il trasporto del vino, rinvenuta in mare da un pescatore vastese e donata dalla famiglia al Museo Archeologico (Fonte: Museo archeologico di Palazzo d’Avalos).

Sul lungomare di Vasto, inoltre, c'è il Parco archeologico sommerso.

 

 

 

L’acquedotto sotterraneo

Il Parco archeologico di San Salvo (Foto: beniculturali.it)

La città più a sud della Costa dei Trabocchi, dall’impianto romano dal quale poi si sviluppò la cittadina medievale, ha un Acquedotto romano ipogeo, opera ingegneristica del II secolo d.C. ancora oggi perfettamente funzionante.

Il Parco Archeologico del Quadrilatero, nel cuore del centro storico di San Salvo, coincide con il nucleo originario della città e comprende: il Museo civico Porta della Terra, il Museo dell'Abbazia, l'isola archeologica del chiostro, l'isola archeologica del mosaico romano, appunto l’acquedotto romano ipogeo e la Chiesa di San Giuseppe.

Mura di un certo spessore

Mura e torri a Lanciano - Foto Wikipedia

Da segnalare inoltre le testimonianze di mura importanti come a Lanciano il “complesso delle Mura civiche delle Torri Montanare dell'XI e XV secolo; situate nel versante meridionale dell'antico borgo di Civitanova, difendevano la città dagli attacchi dai monti” (Fonte: Abruzzoturismo). Nonché le mura medievali di Rocca San Giovanni: “I resti più significativi delle imponenti mura della Rocca, costruite all’indomani del saccheggio del 1061 ad opera dei Normanni, sono posti lungo via abate Odorisio, culminanti con l’ancora ben conservato torrione dei Filippini” (Fonte: Comune di Rocca San Giovanni). 

(Foto: Wikipedia)

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